Racconti di Natale 2015 #2 – Il Natale più bello

Ecco a voi il secondo racconto di Natale! 🙂
Con la collaborazione di mia sorella Giulia, che ne è di fatto l’autrice.

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Questo racconto è scritto e ideato dalla mia sorellina Giulia (11 anni), e corretto e parzialmente riscritto da me. Una collaborazione per ricordare che il Natale è gioia, amore e fratellanza.
Il Natale è unione.

IL NATALE PIÙ BELLO

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Giulia Sartori (autrice)
Irene Sartori (editor)

 

Era una mattina d’inverno fredda e gelida e io me ne stavo sotto le coperte al caldo.
     Guardai l’ora, erano le nove e dovevo ancora lavarmi, vestirmi e fare colazione, quindi mi affrettai a fare un bagno.
     Dopo essermi preparata, andai a mangiare e poi corsi fuori. La neve era bianca e soffice come il cotone. A un tratto vidi spuntare dalla neve Laila e le corsi incontro: «Ciao».
     «Ciao, come mai sei qui Sophie? Non dovresti essere a casa ad aiutare tua madre?»
     «Sì dovrei, ma preferivo venire qui per rilassarmi» risposi.
     Laila mi disse: «Dato che sei qui, vorresti venire a casa mia?».
     Io con un cenno del capo annuii e così ci avviammo.
Arrivate, sua madre ci accolse offrendoci una cioccolata calda che ci riscaldò e dei biscotti appena sfornati. Arrivò anche Maggie la cagnolina che Laila aveva ricevuto da me lo scorso Natale.
     Io le chiesi: «Laila perché mi hai portata a casa tua? Lo so che non è per stare insieme. È successo qualcosa».
     L’amica incredula delle mie parole rispose: «Sì, mi hai scoperta, io non riesco a dire bugie. Seguimi, ti porterò lì».
     «Dove lì?». Ma Laila non mi rispose e quindi fui costretta a seguirla, senza sapere dove stessimo andando e cosa avrei potuto scoprire.
     A un certo punto Laila si fermò e mi spronò ad entrare. Davanti a me c’era l’oscurità più totale, che sembrava non finire mai. Al primo impatto esitai ad entrare ma poi mi decisi.
     All’interno della grotta c’era una stradina illuminata da delle torce appese al muro che emanavano una luce fioca e chiara.
     A un certo punto Laila mi indicò un punto non molto lontano: «Vedi quella sorgente. Da lì puoi raggiungere tutti i posti che vuoi».
     «Anche Babbo Natale?» chiesi io. All’ora avevo solo sette anni e credevo ancora che esistesse quell’omone grande, grosso, con la barba bianca e una voce calda e possente.
     Quando Laila mi disse di sì, io esultai ma lei mi fermò: «Non esultare troppo, tu che hai solo sette anni, perché noi ci andremo per salvare il Natale. Babbo non ce la fa più a far volare la sua magica slitta e senza il nostro aiuto non potremo più festeggiare il Natale».
     Così mi porse un’ampolla con dentro un liquido che lei mi disse di mettere sulle mani. Non ne conoscevo il motivo, ma decisi di ascoltarla. Le mani cominciarono a bruciare e per un momento credevo che si staccassero da quanto male mi facevano.
     A quel punto Laila mi prese per mano dicendomi che dovevamo buttarci nella sorgente e pensare all’abitazione di Babbo Natale.
     Sembrava di annegare e io mi spaventai, ma tutta un tratto mi ritrovai in mezzo alla neve candida e davanti a me vidi una casetta graziosa. Sembrava molto accogliente. E Infatti scoprii che lo era. In quella casa c’erano delle poltroncine e un tavolino dove degli elfi appoggiarono due tazze di tè che noi bevemmo volentieri.
     Sentimmo da lontano avanzare una voce familiare. Era quella di Babbo. Ci parlò del suo problema con la slitta e come noi potevamo aiutarlo.
     Io lo ascoltai con eccitazione perché lui era il vero Babbo Natale, quello che si descriveva sempre ai bambini in quel periodo di festa e che tutti adoravano e volevano conoscere.
     Poi chiesi: «Quando dobbiamo partire per la missione?»
     «Oggi stesso» rispose lui. «Tenete questo, vi aiuterà».
     Ci porse un ciondolo dove c’era incisa una scritta: Il Natale porta la gioia e l’amore.
     Prima di partire io con curiosità chiesi a Babbo: «Io sono nella lista dei cattivi?». Dopo che ebbe consultato il suo librone mi rispose: «No, sei in quella dei buoni cara Sophie e adesso parti o il Natale sarà perduto».
     Così partimmo. Dopo aver camminato a lungo il ciondolo parlò: «Andate a destra, lì troverete quello che vi serve».
     Seguirono le sue indicazioni e infine trovarono delle persone che dicevano: «Il Natale è una sciocchezza, non esiste.
     Laila si avvicinò e disse: «Il Natale esiste e non è una sciocchezza, dovete crederci». Ma non funzionò, così io le suggerii di cantare delle canzoni inerenti al Natale e alla gioia. Ben presto tutti quelli del posto si unirono al canto e fu così che in quel luogo ritornò lo spirito natalizio.

Andammo avanti così, di città in città, di casa in casa, di regione in regione. Finché sentimmo una voce che aveva smesso di cantare, quella voce era di Robert, un mio caro amico che sapeva di essere nella lista dei cattivi. Io gli dissi che se continuava a cantare Babbo Natale l’avrebbe perdonato e spostato nella lista dei buoni.
     Fortunatamente lui mi ascoltò e tutto andò per il meglio. La sua voce si sentiva più forte delle altre, piena di spirito natalizio. Grazie anche a Robert tutti quelli nella lista dei cattivi per quel Natale divennero buoni e furono perdonate le loro cattive azioni contro i più deboli e piccoli.
     Io e Laila tornammo da Babbo per assicurarci che tutto fosse andato a buon fine e dopo averlo salutato ci avviammo a casa.
     Insieme, rallegrate da quell’avventura, aspettammo l’arrivo dal Natale, mentre in alto nel cielo lui stava già cominciando a consegnare i regali ai bambini.

 

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Da Giulia e Irene, buona, dolce, vigilia di Natale!

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